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I primi passi dell’Industria Chimica sono rievocati dall’Inge- gnere con tanta nostalgia.
Oggi sento la responsabilità che allora non percepivo com- piutamente. Produttori si diventa tutti i giorni e siamo sempre in ritardo. Le fabbriche si creano col lavoro e con la ricerca, ma anche l’ambiente costituisce una funzione determinante, richiama o respinge il capitale.
...la posizione geografica è certo importante, ma l’ambiente va predisposto e allestito, intendendo con ciò affermare che occorrono possibilità e discipline territoriali agili, tali da non intralciare la speditezza degli investimenti ed il coraggio di chi vuole intraprendere.
A proposito del carattere e dei miei sogni ... volevo fare l’ar- matore.
L’ingegnere, nella sua intervista, ci confida della sua infatua- zione per l’armamento, mai scoraggiata dal padre.
Era la sfida per eccellenza, l’armatore ha un mercato vasto, in competizione con tutto il mondo.
Traspare, da questa passione, il desiderio di misurarsi senza limitazioni. A questo proposito ci racconta l’episodio di una sua nave, la Carlo Laviosa, da 9500 tonnellate twd, in avaria al porto di Bari.
La nave era data per spacciata ma l’Ingegnere era, per l’ap- punto, un ingegnere! Volle accertarsi personalmente del dan- no e fu calato, a testa in giù, dalla testata del cilindro.
Era come entrare in un forno appena spento, sebbene quel pistone fosse stato disattivato da giorni per raffreddare un poco il cilindro che pure era collegato a tutta la macchina a triplice espansione. Fortunatamente si era rotto solo il pisto- ne AP.
Fu coraggio? Necessità fa virtù, dice il proverbio.
L’impegno nell’armamento terminò negli anni 2000 e leggia- mo parole di pentimento per non avere insistito, ed altrettanto rammarico.
Nel 1965 iniziarono i lavori nello stabilimento di Via Galvani e coincisero con l’arrivo del Dottore Giovanni Novelli. Grazie ai suoi studi sulla Bentonite si deve l’impulso al molteplice uti- lizzo tecnologico al quale si lega la fama della nostra industria chimica.
Lo sviluppo dell’azienda dipendeva dalla ricerca, dalla capa- cità di sviluppare nuovi prodotti, dall’arricchimento delle forze intellettuali, dalla collaborazione con la strategia industriale
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CULTURA
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  dell’azienda. Eravamo partiti dal Nero Minerale; avevamo al- largato l’interesse alla Bentonite, alla sabbia prerivestita e ad altri prodotti per le fonderie, ma dovevamo svilupparne altri e incrementare al contempo la produzione.
Fu in questo periodo che venne a mancare l’approvvigiona- mento delle argille dall’isola di Ponza e l’Ingegnere cominciò a guardare alla Sardegna, intuendo che l’isola potesse disporre di giacimenti. La collaborazione col Professor Pietracaprina, geologo, fu proficua e negli anni successivi furono ben venti- cinque i titoli minerari per Bentonite messi in coltivazione.
Nei nuovi stabilimenti di Via Galvani fu così possibile met- tere in produzione una serie di materiali precedentemente studiati: Nero Minerale granulato, Depol, essicazione della Bentonite, sabbie silicee, Cromite e Barite, sabbie prerivestite con resine termoindurenti, formelle Deso di carbonato sodico fuso e altro.
Il nuovo stabilimento lavorava a pieno ritmo. Parallelamente allo sviluppo raggiunto nell’arte fusoria, esso era in procinto di compiere un nuovo salto di qualità sul piano produttivo e commerciale.
Venne alla luce il “Premix”, una miscela di Bentonite, Nero Mi- nerale ed altri minerali di formatura ... A metà degli anni ’70, il “Premix” raggiunse il massimo sviluppo.
In Europa la Laviosa era la seconda produttrice di materiali au- siliari di fonderia. Il risultato andava mantenuto e consolidato. Nessuna azienda riesce a sopravvivere contando su rendite di posizione.
Furono anni intensi in cui l’azienda si concentrò sul conteni- mento dei costi. Dalla Sardegna l’azienda importava Bentoniti umide contenenti il 30% di acqua mentre il prodotto finito ne conteneva il 12%.
Nel 1972 Ernesto Laviosa fondò la Mineraria Chimica Sarda (MI.CHI.SA), in cui si lavorava la Bentonite, pronta ad essere raffinata, ‘attivata’ ed essiccata con un contenuto di acqua pari al 12%, era quindi pronta per essere inviata a Livorno o diretta- mente ai clienti, via mare.
Si aprirono con quest’opportunità nuovi mercati, la Bentonite, che poteva contare di un prezzo vantaggioso, fu venduta agli stabilimenti del Nord Europa e venivano trattate forniture sulle coste atlantiche degli Stati Uniti e del Canada. Oltre alla qualità ora s’introduceva anche la variabile quantità.
L’espansione induceva a creare un servizio geologico per as- sicurare al nuovo impianto giacimenti di Bentonite per tutto un nuovo mondo che ora si offriva grazie alla possibilità di carica- re direttamente le navi in Sardegna. Come si può comprende- re, la quantità assumeva sempre maggiore importanza. Ogni passo in avanti riduceva i costi e provocava maggiore produ- zione e vendita.
  
I sogni
  
Gli anni ’70
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